(archivio L'Unione Sarda)
CULTURA

Preparare ora un futuro diverso

Abbiamo urgente bisogno di preparare il futuro, non di tornare ad un passato, quello recente che ci sembrava tanto certo e sicuro. Non dobbiamo farci cogliere di sorpresa.

In questo momento in cui i soldi servono penso che essi non siano il solo problema. Dobbiamo sviluppare la capacità di desiderare, progettare e realizzare un futuro diverso dal passato recente. Nel mondo che ci sembra di rimpiangere eravamo spaventati dall'idea che l'intelligenza artificiale avrebbe distrutto posti di lavoro lasciandoci una disoccupazione biblica. In realtà c'è tanto bisogno di infrastrutture digitali soprattutto nella sanità, ma l'industria tech ha scelto strade più convenienti per moltiplicare i profitti vendendo i nostri dati.

Abbiamo ancora guardato, sempre in quel mondo, senza arrabbiarci a sufficienza a come la ricchezza si sia concentrata nelle mani di poche persone. Ci siamo preoccupati, non a sufficienza, della sofferenza del nostro pianeta e abbiamo però gioito nel vedere come soprattutto i ragazzi ne avessero fatto una loro bandiera con i "Friday for future". Forse conviene proprio iniziare dalla nostra vecchia casa, la nostra terra. Non dobbiamo fare l'errore più grande, ignorare l'allarme che questi ragazzi e la gran parte degli scienziati ci ricordano ogni giorno sulla sofferenza del nostro pianeta. Sulla possibilità che una catastrofe ambientale metta a rischio l'esistenza stessa della nostra specie. È bastato un piccolo virus a dare uno stop temporaneo al caos climatico. Nelle nostre strade il rombo delle macchine ha lasciato il posto a nuove armonie. Possiamo nuovamente svegliarci al canto degli uccelli. La polvere nera che si infiltrava nelle nostre case si è in parte diradata. Fare due passi attorno a casa non è più un'impresa rischiosa.

Ma altri numeri ci confortano. Stanno uscendo i dati delle centraline che monitorano gli inquinati atmosferici della nostra isola. Se prendiamo i dati del particolato (PM 10 ) e (PM 2,5) le loro concentrazioni nell'area di Cagliari sono crollate passando a 23 e 16 (microg/m3) rispettivamente. Nelle aree industriali, Machiareddu, Portotorres, Portoscuso gli stessi particolati non hanno subito particolari variazioni perché collegati al traffico dei veicoli industriali. Questo per ricordare che in Italia l'inquinamento atmosferico è causa di circa 80 mila morti. Quindi dobbiamo immaginare, costruire un nuovo modello sociale e di sviluppo che abbatta negli anni il carico di automobili che investe ogni giorno le nostre città e paesi. Ne va della nostra salute.

Il modello di sviluppo turistico balneare, che per pochi mesi riempie le nostre coste, ha messo all'angolo tutte le zone ed i paesi dell'interno. Le nostre spiagge sono assediate, prese d'assalto, il volto delle nostre città è deformato. La popolazione della nostra isola, per pochi mesi all'anno, si raddoppia. Il costo della vita è artificiosamente elevato. Una fascia importante di popolazione vive ormai ai margini. Lo sviluppo turistico sposta la popolazione verso le coste causando l'impoverimento e lo spopolamento di tutti i borghi dell'interno. La nostra ricchezza più importante è la biodiversità. Le coste, i parchi marini, le foreste per conservare e valorizzare i nostri polmoni verdi e ancora la biodiversità. Questo turismo va mitigato e sostenuto da un turismo residenziale di che crede sia possibile vivere nei nostri borghi, in comunità genuine.

Dobbiamo avere una sanità di pregio che sostenga questi bisogni. E poi conoscenza, istruzione qualificata, merito. Se tutto dovrà cambiare serve metter in campo idee e progetti.

Antonio Barracca

(Medico - Cagliari)